Dettaglio Notizia
"Zio Vanja" di Anton Cechov al Teatro Secci (TR)
Con il Patrocinio del Comune di Terni
ORION THEATRE: ZIO VANJA DI ANTON CECHOV
Per il trentesimo anno di attività (1989 – 2019), la Compagnia Orion Theatre presenta uno dei capolavori del Teatro di tutti i tempi, Zio Vanja di Anton Pavlovic Cechov.
Personaggi e Interpreti
Aleksàndr Vladimirovic Serebrjakòv, professore in pensione Eraldo Bordoni
Elèna Andrèevna, sua moglie Marzia Keller
Aleksàndrovna (Sonja), figlia di primo letto di Serebrjakòv Nives Nissi
Ivàn petròvic Vojnìzkij, Zio Vanja Marco Francescangeli
Michaìl Lvòvic Astrov, medico Federico Botti
Iljà Ilic Telèghin, possidente impoverito Mauro Di Lelio
Marina, la balia Maria Teresa Iazzetti
Regia Marco Francescangeli
Musiche originali Simone Alicata
TRAMA ZIO VANJA
Campagna russa. Sonja e suo zio Vanja amministrano oculatamente la tenuta. Il padre di Sonja, Serebrjakov, abita in città, dove è professore. Agli onori e al benessere di Serebrjakov, fiore all’occhiello della famiglia, viene sacrificato tutto. L’equilibrio viene rotto quando Serebrjakov, oramai in pensione, torna in campagna assieme alla sua giovane e attraente moglie ventisettenne, Elena Andreevna. Vanja si rende conto di aver dedicato la vita a un personaggio mediocre. Si ritrova a quarantasette anni senza più un motivo per esistere. Non ha un presente, e allo stesso tempo anche tutti i suoi sacrifici passati si sgonfiano. Sonja, dal canto suo, è innamorata del medico, che però è diventato assiduo della casa solo perché invaghito della giovane moglie di Serebrjakov. Il culmine viene raggiunto quando Serebrjakov raduna la famiglia per comunicare che ha deciso di vendere la tenuta e investire il capitale per ottenere un interesse maggiore che gli consenta di tornare a vivere in città. Vanja cerca di uccidere Serebrjakov sparandogli, ma lo manca. In seguito ruba una busta di morfina dalla borsa del medico per suicidarsi, ma viene scoperto. Alla fine si riappacifica col cognato; Serebrjakov e Elena Andreevna partono. Tutto sembra tornare come prima, ma così non è. Se prima Sonja e suo zio Vanja erano convinti di combattere per una ragione, oramai sono alla deriva della mediocrità. Non hanno avuto una vita, e ora è troppo tardi per ricostruirne un’altra.
COMPAGNIA ORION THEATRE
L’inizio dell’attività coincide con l’allestimento del musical “Cristo 2000” di Aliscioni, Biagioni e Paulicelli, rappresentato tra il 1989 e 1990 e diretto da Pino Scoccia e Daniela Cirillo. Con la regia di Daniele Di Lorenzi, vengono portati in scena “Il Quarto Re” (1991) di Michele Paulicelli, “Planctus Mariae” (1992-1993) e “De passione Christi” (1994 -1995), testi che rivisitano la Passione di Cristo attraverso brani di Jacopone da Todi, Angela da Foligno e scrittori anonimi umbri del 1200/1300, “Prova Generale” (1993), scritto dallo stesso Di Lorenzi, e, nel 1995, il dramma di Ugo Betti “Corruzione al palazzo di giustizia”.
Le regie di Rita Riboni indirizzano la Compagnia verso il teatro sperimentale moderno, con il dramma del premio nobel tedesco Heinrich Boll “Un sorso di terra” (1996), inserito anche fuori abbonamento dal Teatro Stabile dell’Umbria nella Stagione di prosa 1997/98 e, per la stagione “Teatro ragazzi” del Centro Fontemaggiore di Perugia, con lo spettacolo multimediale “Tutti i miei robots” dello scrittore di fantascienza Isaac Asimov.
Con la regia di Marco Francescangeli, la Orion Theatre propone in varie Chiese, nel 1997 e nel 1998, “Ecce Homo”, un originale spettacolo sulla Passione di Cristo, caratterizzato dall’abolizione della tradizionale divisione attori/spettatori e, nel 1999, “Amleto” di William Shakespeare, che porta la Compagnia a misurarsi con il più famoso dei classici della storia del teatro e a raccogliere unanimi ed entusiastici consensi di critica e di pubblico. Nel 2000 seguono: “Moonlight…. le ombre dei ricordi”, un affascinante viaggio nel tempo con alcuni dei monologhi più belli delle opere di Shakespeare, Cechov,Williams e le struggenti liriche di P.B. Shelley e “La porta della bellezza”, una riflessione in forma teatrale sulla Teologia della Bellezza, ispirata agli scritti di Bruno Forte e di alcuni grandi scrittori e filosofi del novecento.
Nel 2001 viene rappresentata, con la regia di Marco Francescangeli e Renzo Segoloni e con la partecipazione dell’ ”Art Maco Ballet” diretto da Matteo Corrado, la commedia “Un angelo venne a Babilonia” del drammaturgo svizzero Friedrich Durrenmatt, lavoro imponente e suggestivo.
Nel 2002 inizia l’importante collaborazione con Gastone Moschin, sotto la cui direzione, vengono portati in scena il dramma di Arthur Miller, “Erano tutti miei figli”, la deliziosa e commovente commedia “ Piccola città ”di Thornton Wilder (stagione 2003-04), che ottiene grande successo e critiche entusiasmanti e, nel 2004, e la commedia di Luigi Pirandello “Ma non è una cosa seria”, spettacolo realizzato con le scenografie all’Accademia di Belle Arti Terni, diretta da Igor Borozan, che con questo allestimento inizia a collaborare stabilmente con la Compagnia in tutte le produzioni.
Nel 2005 viene presentato “Sogni di notti senza tempo”, un delicato viaggio onirico attraverso i sentimenti umani, scritto e diretto da Marco Francescangeli e Renzo Segoloni e nel 2006, in collaborazione con l’Associazione culturale “Araba Fenice” e inserito nella omonima stagione concertistica, lo spettacolo di musica e poesia “Le Rose di Atacama”, con la pianista Moira Michelini e il violoncellista Ivo Scarponi.
Nel 2006, inoltre, viene portata in scena una nuova e innovativa versione di “Amleto” di William Shakespeare, per la regia di Marco Francescangeli, spettacolo accolto con grande entusiasmo dal pubblico e dalla critica.
Sempre nello stesso anno viene ripreso lo spettacolo “Piccola città” di Thornton Wilder, diretto da Gastone Moschin, che viene inserito, in abbonamento, nel cartellone della Stagione di prosa del Teatro Stabile dell’Umbria a Narni e, fuori abbonamento, a Todi.
Nel 2008 va in scena la commedia “Pene d’amor perdute” di William Shakespeare, in versione musical, con la regia di Marco Francescangeli e le coreografie di Roberto La Gatta, inserito anche nella Stagione di prosa di Amelia.
Nel 2009 è la volta del dramma sacro “In morte di Cristo” scritto da Umberto Puggelli e diretto da Marco Francescangeli, testo struggente sulla Passione di Gesù, presentato in varie chiese dell’Umbria e al teatro di Montecastello di Vibio.
Con la regia di Marco Francescangeli e Francesco Locci vengono portati in scena, nel 2010, “Una notte di maggio” dello scrittore israeliano Abraham B. Yehoshua, accolto con grande interesse, nel 2011, per gli Eventi Valentiniani, “Un destino in balia delle onde”, tratto dall’Odissea di Omero, e, in estate, “Danton, memorie e confessioni di un condannato a morte”, di Umberto Puggelli. Nel 2012 è la volta de “La tempesta” di William Shakespeare, spettacolo caratterizzato da un moderno allestimento multimediale e dalle sontuose musiche originali di Simone Alicata.
Nel 2013 viene presentato “Non si sa come” di Luigi Pirandello, spettacolo più volte replicato nell’anno 2014 e selezionato al 67° Festival Nazionale di Arte Drammatica di Pesaro (premio miglior commento musicale Simone Alicata), al Festival Nazionale di Casale Monferrato e alla stagione di prosa di Bolsena (premi: migliori costumi, miglior attore non protagonista Francesco Locci, miglior attore protagonista Marco Francescangeli).
Nel 2015 viene portato in scena “Il padre” di August Strindberg, regia di Marco Francescangeli, spettacolo vincitore della fase regionale UILT Umbria (novembre – dicembre 2015) e selezionato alla successiva fase nazionale (aprile 2016) come finalista al “Bravo Festival” (settembre-novembre 2016, Velletri).
Nel 2017 – 2018 vengono presentati “Racconti interrotti” e “Shakespearean Rhapsody”. Nell’aprile del 2018 debutta “Il Re muore” di Eugene Ionesco.Marco Francescangeli
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